PRUDENZA

“Il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza” (Pro 2,6). Prudenza e sapienza sono strettamente connesse e il poeta biblico ne ripete l’elogio: “Beato l’uomo che ha acquistato la prudenza perché il suo possesso è preferibile a quello
dell’argento e il suo provento a quello dell’oro” (3,14) e ancora: “Imparate la prudenza. E voi, stolti, fatevi assennati” (8,5).

La prudenza è la virtù che esprime una capacità di discernimento nell’uomo, rende capaci di agire e applicare i principi generali ai casi particolari. Nasce dall’intelligenza e si concretizza nella pratica sollecitando di volta in volta le altre virtù e indicando loro regola e misura. Si sa, ci vuole prudenza nel decidere, ma energia nell’eseguire.

La prudenza  insegna a condurre la propria vita in maniera tale da mirare alla conquista della felicità. I Greci definivano la prudenza come la “auriga virtutum”, vale a dire la moderatrice di tutte le virtù.

La virtù della prudenza poi oltre a rendere sapienti gli uomini, ha un grande valore sociale. Non per nulla il filosofo Platone la considera la virtù propria dei capi della “pòlis”. Infatti, se fosse realizzabile una politica condotta alla luce della prudenza cristiana, oggi  avremmo quella che Giovanni Paolo II va auspicando come la “civiltà dell’amore”.