Ecco un nome celebre più nella letteratura antica che nella storia dei santi.
Come ogni studente ricorda, Nestore è il re di Pilo, l’odierna Navarino, nel Peloponneso.
Per l’anzianità e la saggezza del personaggio omerico, il nome di Nestore ha assunto il significato di “decano”, cioè di “più vecchio”. Ma a parte questa specifica valenza, Nestore è un nome quasi del tutto scomparso dalla nostra onomastica.
Sorprende trovarlo ben quattro volte tra i santi, anche se nessuno di questi può dirsi veramente popolare nella devozione dei fedeli.
Il santo oggi commemorato apre l’elenco del Martirologio Romano, ed è seguito dai santi Papia, Diodoro, Conone e Claudiano, che pure soffrirono il martirio, nella stessa maniera.
La precedenza sui compagni di martirio è dovuta al fatto che Nestore era Vescovo di Magydos, in Panfilia, e come tale garante della fede della comunità ecclesiale.
Nestore, per generosità e operosità, per saggezza e giustizia, è ammirato e rispettato anche dai pagani.
Durante la persecuzione di Decio, nel 250, fa uscire dalla cittá tutta la popolazione cristiana senza pensare a mettere in salvo se stesso.
Viene arrestato dai funzionari imperiali. Come cittadino gli viene chiesto di compiere un atto di formale ossequio alla divinità dell’Imperatore: un gesto da nulla, ma che per il vescovo cristiano avrebbe rappresentato l’abiura e il tradimento.
Per quel rifiuto, Nestore subisce la tortura e la condanna alla morte di croce nel 251. Per evidenziare la sua bontà e delicatezza d’animo si racconta che, nel momento in cui lo portano sul luogo della crocifissione, Nestore chiede a Dio di far smettere di piovere perché i suoi carnefici non si bagnino.
E’ invocato per far cessare la pioggia.
Fai della gentilezza un’abitudine, così essa cambierà il mondo (Anie Lennox)