16 Novembre - Giuseppe Moscati

Un santo in camice bianco, un santo del nostro tempo, che ha saputo vivere il Vangelo nel mondo universitario e tradurlo in pratica nella professione medica. Questo il ritratto più immediato di Giuseppe Moscati che, il 16 luglio 1926 - a pochi mesi dalla morte - sintetizza ai suoi studenti il proprio programma di vita e di lavoro:
“Abbiate, nella missione assegnatavi dalla Provvidenza, vivissimo il senso del dovere; pensate cioè che i vostri infermi hanno soprattutto un’anima, a cui dovete sapervi avvicinare e che dovete avvicinare a Dio; pensate che vi incombe l’obbligo di porre amore allo studio, perché solo così potrete adempiere il grande mandato di soccorrere gli infelici...”.

Nasce a Benevento il 25 luglio del 1880,  settimo di nove figli, dal giudice Francesco Moscati e dalla marchesa Rosa del Roseto.
A Napoli, sua patria di adozione, nel 1887 si iscrive a Medicina  e consegue la laurea nel 1903. Nel 1908 diventa assistente ordinario nell’Istituto di Chimica fisiologica, e inizia una carriera che lo porterà, nel giro di pochi anni, a diventare primario, quindi docente alla facoltà di medicina, dove rifiuta la cattedra ordinaria  poiché - afferma - “il mio posto è accanto all’ammalato”.  “Il dolore – diceva - va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore”.

E agli ammalati che, sempre più numerosi, gremiscono il suo studio, non chiederà mai di essere pagato. Al contrario, nell’anticamera fa collocare un cestino con un cartello: “Se hai, mettici quanto vuoi; se non hai, prendi”.

Moscati assiste i poveri nei quali vede il volto del Cristo e lotta contro ingiustizie e disservizi, non esitando ad affrontare gli amministratori della città con parole dure, quando si rende conto delle loro negligenze. E vi si opporrà sino agli ultimi giorni, denunciando  “...le congreghe dilaniate dall’invidia, le scuole di obbligazioni e servilismo, le fucine di scempiaggini..."

In un momento di sofferenza e di opposizione di qualche collega da lui beneficiato scrive per se stesso: “Ama la verità; mostrati quale sei e senza infingimenti, senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, tu accettala; e se il tormento, tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, tu sii forte nel sacrificio”.

Muore il 12 aprile 1927 a Napoli, a soli 47 anni, mentre sta visitando.
Elevato agli onori degli altari da Giovanni Paolo II nel 1987, diviene oggetto di venerazione sin dai primi anni dopo la morte. Di lui il Cardinal Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII scriverà: “Mirabile figura di laico cattolico perfetto; splendido fiore di santità e di scienza; onore del nostro secolo: ‘lumen Ecclesiae’”.

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