“Voi mi odiate a morte, mentre io vi porto nel cuore, e sarei ben lieto di morire per voi”. E' con queste parole che il 12 novembre 1623 Giosafat accoglie i suoi aggressori. Questi, dopo averlo malmenato, lo finiscono a colpi di scure, gettando in seguito il suo corpo nel fiume Dzwina.
Giosafat è un santo ecumenico, il primo rappresentante delle Chiese Uniate ad essere elevato agli onori degli altari dalla Chiesa di Roma.
Era nato a Wolodymyr in Ucraina, da una famiglia nobile decaduta di stretta tradizione ortodossa che, pensando di farne un commerciante, lo invia a Vilna ad imparare il mestiere. In questa città, ricca di traffici e mercanti, egli si rende però conto della divisione che esiste nel suo popolo.
L’antica Rutenia era stata suddivisa politicamente ed ecclesiasticamente. Ci sono i latini, che hanno trasferito qui il loro rito, gli ortodossi, e infine quanti hanno accettato, nella conferenza di Brest del 1595, l’unione con Roma, e per questo vengono chiamati "uniati".
A Vilna, contrariamente alle aspettative, Giovanni Kuncewycz - che in religione ha preso il nome di Giosafat, il biblico nome della valle del Cedron presso Gerusalemme - non si dedica al commercio, ma si ritira a pregare nel monastero basiliano della Santissima Trinità, ormai in rovina, di cui entra a far parte a 24 anni, contribuendo di fatto alla sua rinascita e al suo rilancio.
Con le sue doti straordinarie di predicatore unite alla fama di monaco santo, Giosafat attira, infatti, molti ruteni alla Chiesa Uniate, che lo nomina prima Archimandrita, e quindi successore del vescovo.
Giosafat si prodiga così per rinnovare la vita cristiana dei ruteni; favorisce la catechesi - per cui scriverà un “Catechismo elementare” - e riorganizza l’amministrazione dei beni ecclesiastici, i cui proventi vanno non più ai potenti, ma al culto e alle opere caritative. Per la sua capacità di trascinare e convertire fu chiamato “rapitore d’anime”.
Personalmente egli vive da povero, provocando l'odio dei nobili, a cui ha tolto il privilegio di sfruttare i beni della chiesa, poi dei cristiani orientali che non hanno aderito all’unione con Roma e, infine, della corte di Polonia, che vuole garantirsi l’appoggio del mondo ortodosso contro i musulmani.
Nonostante gli avvertimenti, Giosafat continua il suo lavoro sino all'arrivo dei sicari, divenendo uno dei martiri di questo millennio e apostolo dell’unità dei cristiani d’Oriente. Il suo corpo, recuperato dal fiume, riposa in un’urna in Vaticano sotto l’altare di San Basilio Magno.
E’ invocato per guarire dalle distorsioni.