“La sera del 26 gennaio 1854 ci radunammo nella stanza del signor don Bosco...e ci venne proposto di fare coll’aiuto del Signore e di san Francesco di Sales, una prova di esercizio pratico di carità verso il prossimo...Da tal sera fu posto il nome di Salesiani a coloro che si proponevano e si proporranno tale esercizio”.
Queste le parole del diciassettenne Michele Rua, e che di fatto sanciscono la nascita dei Salesiani di don Bosco, oggi diffusi in tutto il mondo.
Michele Rua, nato a Torino nel 1837, rimasto orfano aveva iniziato a frequentare sin da giovanissimo l'Oratorio presso il quale don Giovanni Bosco aveva radunato un gruppo spontaneo di ragazzi.
Un progetto che avrebbe determinato la nascita dei primi laboratori artigianali, e avrebbe visto la piena adesione del giovane Michele.
Presi i voti ad appena 15 anni, egli sarebbe divenuto l'alter ego di don Bosco. Tanto che, allorquando quest'ultimo nel 1859 organizza ufficialmente la società di san Francesco di Sales per l’educazione della gioventù, Rua sarà il primo a iscriversi (ancora suddiacono), e il primo a divenirne direttore spirituale.
Per tutta la vita continuerà a collaborare alle opere educative fondate da don Bosco, divenendo egli stesso docente e lungimirante organizzatore didattico, sino ad essere designato da don Bosco, su sollecitazione di Leone XIII, vicario con diritto di successione.
Ha inizio un governo della Congregazione che durerà 22 anni, volto a mantenere unito un organismo cresciuto rapidamente e ormai presente in Europa e in America.
Una realtà così impegnativa da spingerlo a viaggiare in tutto il mondo e a mantenere una costante attività epistolare con i confratelli, senza rinunciare ad aprire nuovi ospizi per orfani, collegi-convitti e persino case correzionali.
Ma il ruolo gli riserverà tuttavia inimicizie, e comporterà la separazione giuridica delle Figlie di Maria Ausiliatrice che, sino ad allora, avevano come superiore un salesiano.
Logorato fisicamente e quasi cieco Michele Rua muore nel 1910.
Sarà proclamato beato il 29 ottobre 1972 da Paolo VI.
“Se si guardasse sempre il cielo, finiremmo per avere le ali” (Gustave Flaubert)