25 Ottobre - Gaudenzio di Brescia

Gaudenzio, ottavo vescovo di Brescia, è stato insieme a sant’Ambrogio - di cui fu amico e consigliere - uno dei grandi protagonisti del periodo a cavallo tra il IV e V secolo. Anni che avrebbero visto nel 402 i Visigoti di Alarico invadere l'Italia, e Onorio trasferire la sede imperiale da Milano a Ravenna.

Eccellente oratore e autore di scritti che ne fanno ancora oggi un maestro di vita cristiana, Gaudenzio, dal nome latino gaudeo che significa godo, viene ricordato anche per i suoi 25 Trattati, improntati ad una spiritualità fortemente cristologica, i quali, a partire dagli anni immediatamente successivi alla sua morte, verranno adottati da moltissimi predicatori.

“Tu hai un impegno così vivo - gli scriveva infatti Rufino di Aquileia - e una tale gentilezza di spirito, che è necessario porre in iscritto e pubblicare tutto ciò che vai dicendo nel normale colloquio o nella predicazione in chiesa”.
E Gaudenzio obbedisce a quest’invito, anteponendo ai suoi scritti una Prefazione indirizzata a Benevolo, “magister  memoriae” dell’imperatore Valentiniano II e personaggio di notevole rilievo della comunità cristiana di Brescia.

Probabilmente chierico della chiesa bresciana, attorno al 386 intraprende un lungo viaggio in Oriente che, attraverso la Cappadocia, lo conduce sino a Gerusalemme.
E mentre si trova in Terrasanta viene indicato dal popolo e dal clero di Brescia quale successore del vescovo Filastrio.

Poche sono le altre notizie certe. Sappiamo tuttavia che farà parte di una sfortunata delegazione inviata da Papa Innocenzo I in Oriente presso la corte imperiale, e che tra il 400 e il 402 consacrerà a Brescia
la basilica denominata “Concilium sanctorum” (l’attuale chiesa di San Giovanni), nella quale verranno tumulate le reliquie degli evangelisti Giovanni e Luca e degli apostoli Andrea e Tommaso, ricevute probabilmente da sant’Ambrogio.

Qui verrà sepolto tra il 410 e il 411 dopo aver governato la chiesa di Brescia come pastore zelante ed eloquente oratore.

Pensiero del giorno

“Non temo il giudizio perché  il giudice è mio amico”  (S. Teresa d’Avila)