25 Settembre - Aurelia

Il nome Aurelia, molto diffuso nell’onomastica occidentale, significa in latino “oro e sole”, oppure “che brilla”, cioè “splendente”.
La santa di cui oggi si fa memoria è vissuta ad Anagni nell’XI secolo ed è accomunata alla sorella Neomisia con cui ha trascorso l’esistenza.

Secondo il racconto della vita riportato nell'Ufficio proprio della Chiesa di Anagni, le sorelle Aurelia e Neomisia provengono dall'Asia Minore e sin da piccole sono dedite ad una fervente vita cristiana.

Cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitano i luoghi sacri della Palestina e come molti cristiani del tempo si recano in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell'Occidente. 

Partite da Roma, mentre percorrono la via Latina vengono sorprese dai Saraceni, antiche popolazioni di fede musulmana che si erano insediate in Calabria svolgendo intesa attività di pirateria per la cattura dei cristiani. I Saraceni, dopo aver devastato la Calabria e la Lucania, pongono l’assedio a Capua, dove le due sorelle cristiane vengono catturate.

Poiché si rifiutano di diventare musulmane e resistono alle violenze, sono battute con le verghe e ridotte in fin di vita. Un furioso temporale, però, disperde gli aguzzini e riescono a fuggire. Una volta libere si riprendono dalla cattiva avventura e proseguono il loro viaggio. 

Aurelia e Neomisia, giunte nei pressi di Anagni, si stabiliscono in una località ai piedi del colle e qui, dopo una vita di preghiera e di penitenza, muoiono in pace. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, e sepolti dapprima in un oratorio della borgata, sono poi trasportati nel monastero di Santa Reparata, presso le mura della città. 

In seguito il vescovo Rumaldo, in occasione della visita ad Anagni del papa Leone IX, fa traslare i resti nella cattedrale, e quando questa è ricostruita, onorevolmente collocati nella cripta di San Magno, presso le reliquie di santa Secondina, sotto l'altare ad esse dedicato.

Pensiero del giorno

Beati gli amici che si amano tanto da saper tacere insieme (Charles Peguy)