13 Gennaio - Ilario di Poitiers

"Sono consapevole che tu, Dio Padre onnipotente, debba essere il fine principale della mia vita, in maniera che ogni mia parola, ogni mio sentimento, esprima te". llario si trova relegato in Asia Minore per ordine dell'imperatore Costanzo quando scrive questa frase all'inizio dei suoi dodici libri Sulla Trinità in difesa della vera fede.

Ilario, nome che in latino significa gaio, da cui “ilarità”, nasce intorno al 315 a Poitiers in Francia da famiglia agiata. Si dedica sin dalla giovinezza agli studi di filosofia. Sposato con una donna del suo rango, ha una figlia, Abra.

Dopo aver letto il Vangelo si converte al cristianesimo. Frequenta la comunità e tutti lo ascoltano con stupore.  Alla morte del vescovo, nel 350, il popolo fa il suo nome all’unanimità. Più tardi, ricordando quel giorno, dirà che l’incarico "gli era stato inflitto", come la croce sulle spalle del Cristo.
La moglie lo lascia libero di occuparsi delle cose di chiesa e lo vede solo all'altare quando celebra l'Eucaristia. Comprende che ormai non gli appartiene più e lo offre con gioia a quel Dio che era entrato in maniera così profonda nella loro vita.

Il lavoro di Ilario era quello di ogni vescovo: amministrare i beni che i fedeli donavano per i poveri e le vedove, celebrare il culto, preparare i catecumeni al battesimo, istruire i fedeli e mantenere l'armonia nella comunità.

Inoltre ha profuso il suo impegno per confutare la dottrina eretica dell’arianesimo. Ha difeso con scritti di notevole valore, fra i quali alcuni inni e la famosa opera “Sulla Trinità”, la fede nicena della divinità di Cristo.

In quegli anni l’eresia ariana cominciava a diffondersi e le stesse autorità imperiali ne imponevano l’adozione. Ilario interviene e l'imperatore Costanzo, ariano, lo condanna all'esilio in Asia Minore. Qui si convince che tante controversie dottrinali possono essere risolte se si cerca di avvicinare tutti, di spiegare e invitare alla comprensione.

Si racconta che trovandosi al concilio di Seleucia, gli altri vescovi gli avevano negato il seggio, ma la terra sotto di lui si era miracolosamente sollevata per portarlo alla stessa altezza degli altri. E ancora: mentre Ilario si trovava a mensa col suo discepolo san Martino, smascherò il demonio nei panni del cuoco.

Muore nel 367. Le sue reliquie furono bruciate dai protestanti nel 1562, ma qualcosa si è salvato. Il suo culto è diffuso principalmente in Francia ed è attestato nel convento svizzero di Saeckingen. Nella tradizione medievale Ilario è ricordato come vittorioso sui serpenti, in ricordo della sua lotta contro gli ariani e del miracolo della cacciata dei serpenti dall’isola Gallinara, e perciò invocato per la liberazione dai rettili.
Patrono degli avvocati, degli esiliati e dei profughi, e compatrono della città di Parma, è invocato per guarire l’influenza.

Pensiero del giorno

Chi è Dio, se non proprio colui che ci induce a porre questa domanda? (Andrè Frossard)