La Chiesa venera ventisette uomini e cinque donne con il nome di Ciriaco. Il termine deriva dal greco e significa “domenica, giorno del Signore”.
Ciriaco che oggi si festeggia è il martire vescovo di Gerusalemme.
Secondo un testo apocrifo, già noto a san Gregorio di Tours, ai lavori per il ritrovamento della Croce di Cristo nella città santa, promossi da metodio, vescovo di Gerusalemme, e dalla madre dell’imperatore Costantino, Elena, avrebbe assistito un ebreo di nome Giuda nato a Gerusalemme nel 303. Tra i primi miracoli prodotti dal santo legno vi sarebbe la conversione di un ebreo; questi, ricevuto il battesimo, prende il nome di Ciriaco.
Stimato da tutti per la sua pietà, è consacrato vescovo di Gerusalemme, carica che detiene fino al martirio subìto insieme con la madre Anna, sotto l’imperatore Giuliano l’Apostata.
Ancona gli ha dedicato la cattedrale, avendolo eletto suo patrono.
Secondo la tradizione anconitana, suffragata da cospicue testimonianze di culto e antichissimi monumenti, Ciriaco abbandona la Palestina per stabilirsi in Italia e giunge ad Ancona, probabilmente per sottrarsi all’ostilità dei suoi vecchi correligionari.
Ad Ancona è eletto vescovo, in un’epoca di straordinaria fioritura del cristianesimo, da poco uscito dalla clandestinità con l’editto di Milano.
Dopo un lungo episcopato, Ciriaco vuole compiere un ultimo pellegrinaggio nella Terrasanta, per rivedere il suo paese. Qui lo attendeva nel 363 la spada dell’ultimo persecutore romano, Giuliano l’Apostata.
Le sue reliquie sarebbero ritornate fortunosamente ad Ancona.
Alla sua festa si usa distribuire mazzetti di giunco benedetti, a ricordo del miracoloso approdo della cassa contenente le reliquie, tratta dal mare con una corda di giunchi intrecciati.
O beata Vergine, noi lodiamo la tua verginità, ammiriamo la tua umiltà, ma per noi è assai più amabile la tua misericordia (Bernardo di Chiaravalle)