NOI AMICI DELL’ACQUA DEL SIGNORE

L’importanza dell’acqua! Sì è importantissima. Se ne è parlato tanto nell’anno che l’Onu ha consacrato proprio all’acqua, il 2003 e da allora se ne continua a parlare. Purtroppo il motivo è legato anche alle crescenti preoccupazioni che il disastro ecologico provocato dall’uomo destano nei governanti e che mettono a rischio il futuro del pianeta. Povera umanità. Ho sentito tanto parlare con passone del problema dell’acqua, della sete mortale di milioni di bambini (dissenteria) nei Paesi del sotto-sviluppo: acque inquinate da rendere potabili, paesi carenti del prezioso elemento indispensabile al loro sviluppo. Problemi disattesi che ci riportano al problema essenziale dal quale tutti gli altri dipendono; il rispetto verso il Creatore che chi ha fornito di ogni bene, non lasciando un millimetro quadrato di etere vuoto di segreti utili e potenti per il nostro continuo progresso: nulla che ci sia necessario e utile ci abbia a mancare, se con la nostra perspicacia lo cerchiamo e chiediamo alla madre terra. Ovunque proliferano progetti d’acqua (dighe irrigazioni acquedotti) e associazioni nel campo ecologico in difesa del bene che è l’acqua, uno dei primi quattro elementi per la vita sulla terra. Io come cristiana ho il dovere di ricordare agli amici credenti che Gesù ha prediletto l’acqua, non solo nel suo primo miracolo, ma soprattutto facendola elemento fondamentale della sua religione: “Chi avrà creduto, si farà battezzare, sarà salvo”. Sant’Agostino, riferendosi al Battesimo affermava: “Siamo animali acquatici”. Il battesimo è una realtà vitale, nella quale dobbiamo mantenerci, immergerci come pesci. Non è un caso che i primi cristiani disegnavano ovunque il pesce, simbolo della loro appartenenza. Nella pasqua del Signore ci ricorda la preziosità dell’acqua, creatura prediletta di Dio. Sant’Agostino pregava così: “Signore, non disprezzare questo filo d’erba assetato”. Mi piace l’immagine del filo d’erba assetato perché in essa amo riflettermi: io mi considero appunto come un filo d’erba bagnato dalla rugiada dell’amore divino che ogni mattina sorride a Dio come sole che si alza per dare la vita al mondo. Come siamo refrattari ed ipocriti Ricordo Papa Francesco non cessa di ricordare a tutti che Dio è misericordia. Egli per primo dà l’esempio accostandosi pubblicamente alla confessione, il sacramento appunto della riconciliazione. Ho vissuto diversi anni a Bologna dove ho portato il mio contributo nell’evangelizzazione mediante i mezzi di comunicazione. Sono stati anni molto ricchi di esperienza dove ho potuto conoscere tante persone impegnate in realtà meravigliose cariche di generosità e di altruismo. Dal racconto di questi amici ho imparato a conoscere padre Marella, un sacerdote morto in concetto di santità dopo aver vissuto una vita esemplare per la sua carità verso i poveri e che spero sarà presto elevato agli onori degli altari. Tanto mi piaceva Padre Marella che ne parlavo spesso durante le mie conferenze. Un giorno un mio amico artista che aveva ascoltato i miei racconti sull’umile prete venne da me con uno splendido quadro dipinto a mano con il volto appunto di padre Marella, opera unica che conservo gelosamente anzitutto perché è il ricordo di un artista amico e poi per ciò che il dipinto rappresenta. Si racconta che una volta padre Marella fu colto dal sonno mentre si trovava in confessionale. Il penitente era uno dei suoi ragazzi, uno dei più piccoli, un bambino. Fuori dal confessionale c’era una lunga fila. Ognuno attendeva pazientemente il proprio turno. Ma ecco che l’attesa si era fatta più lunga del consueto. I colli si allungavano a vedere. Il ragazzino non usciva dal confessionale. Tutto intorno era silenzio. Il padre si era infatti addormentato mentre stava per dare la penitenza al bambino. Questi rimase in ginocchio dove era, non osando andarsene senza aver ricevuto l’imposizione della parte conclusiva del sacramento. I ragazzi intanto incominciavano ad agitarsi, tuttavia nessuno si allontanava. Padre Marella si destò all’improvviso. Vide il bambino inginocchiato dietro la grata e gli disse: “Su, vai e lascia il posto agli altri”. “Ma la penitenza?” obiettò il ragazzo. “La penitenza l’hai già fatta. Non ti basta?”.